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Da Hólmavík ad Þingeyri
La giornata di oggi prevede poche tappe e quindi decidiamo di prendercela un po’ più con comodo rispetto agli altri giorni. Lasciamo il nostro alloggio intorno alle 8 e ci dirigiamo verso il villaggio di Bolungarvik, dove contiamo di visitare il museo dedicato alla volpe artica.
A separarci dal centro abitato, che conta 900 abitanti, ci sono circa 200 km da percorrere in 3 ore. Strada facendo decidiamo di andare prima a vedere la spiaggia di Minnibakki, 50 km più a nord di Bolungarvik. Superato il centro abitato ci immettiamo nella Road 630 e, tutto ad un tratto, siamo circondati da una fitta nebbia. Ci troviamo ad un bivio in cui possiamo proseguire dritti o girare a destra, la nebbia è così fitta che non riesco a leggere il cartello con le indicazioni e così giro a destra senza sapere nemmeno il perché. Questo è stato il fuori programma più inatteso e sorprendente (dopo l’aurora boreale) di tutto il viaggio! Iniziamo a percorrere una strada sterrata che si inerpica su un’altura, la corsia è stretta e senza alcun guard rail a protezione. Vista la nebbia fitta guido a passo d’uomo. Continuando a salire la nebbia inizia a diradarsi e ci ritroviamo sulla cima di una montagna su cui si trova anche un osservatorio. Solo dopo scoprirò che eravamo finiti sulla montagna Bolfjall da cui si gode di una vista stupenda e, proprio grazie alla nebbia, mi ritrovo sopra le nuvole. Una di queste due foto l'ho scattata da solo dato che, come spesso è accaduto durante questo viaggio, Jacopo era sparito nel nulla! L'altra, invece, la devo al mio amico ritrovato (sì perchè ci siamo incontrati dopo un'ora di cammino, ognuno per i fatti suoi, alla macchina!).


Ormai è già pomeriggio e raggiungiamo Bolungarvik. Il piccolo villaggio non ha molto da offrire ma, poco fuori dal paesino, si trova un caratteristico faro arancione. Da qui si può scattare una interessante foto che incornicia il villaggio ai piedi della montagna.

Dopo esserci rifocillati ci spostiamo verso Ísafjörður, un’altra piccola cittadina che, con i suoi 2500 abitanti, è il maggior centro abitato dei Fiordi Occidentali. Anche qui non c’è molto da vedere se non la Chiesa Ísafjarðarkirkja, la biblioteca ed il monumento dedicato ai pescatori. Proprio sulla pesca è basata l’economia della cittadina che è uno dei principali centri ittici del Paese.

Da Ísafjörður ci dirigiamo verso Suðureyri e, lungo la strada, attraversiamo il traforo più lungo di tutta l’Islanda: il Vestfjardargöng. La particolarità, unica al mondo, di questo tunnel è quella di essere costituito da tre gallerie che si intersecano a T. Proprio grazie a questo tunnel, costruito nel 1996, il piccolo villaggio di pescatori di Suðureyri, che fino ad allora restava isolato durante l’inverno, è stato collegato con Ísafjörður. Simbolo di questo villaggio, che conta appena 300 abitanti, è la chiesetta in legno con i tetti verdi, anche perché, oltre al porticciolo e alle abitazioni dei pescatori non c’è molto altro!

Sono le 19 passate e non ci resta che raggiungere l’ultima tappa della giornata: il villaggio di Þingeyri. Questo è, forse, uno dei centri abitati meno abitati (scusate il gioco di parole!) in cui abbiamo pernottato in Islanda. La popolazione, infatti, si aggira attorno alle 250 unità. Abitato continuamente dal 1787 è uno dei più antichi insediamenti dei Fiordi Occidentali e costituisce la prima sede commerciale insediata in questa zona del Paese. Grazie alla sua posizione riparata nel fiordo, Þingeyri è diventato un importante centro di pesca. Tanto che, nel XIX secolo i francesi chiesero il permesso di stabilire lì una base per sostenere le operazioni di pesca ma la loro proposta non venne accolta. Nel 1911 venne costruita e consacrata la Chiesa del villaggio. Nel 1995, gli abitanti di Þingeyri hanno votato a favore di una fusione con Ísafjörður, Suðureyri, Mýrahreppur, Mosvallahreppur e Flateyri per formare il nuovo comune di Ísafjarðarbær.


Trascorreremo qui la notte pronti per ripartire domani alla scoperta di nuove meraviglie.
Il Viaggio continua...