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Da Húsavík ad Akureyri

Si parte di prima mattina in direzione Húsavík, piccola cittadina di poco più di 2mila abitanti nel nord dell’Islanda. È molto conosciuta per il whale-watching che, però, non faremo. Scelta sofferta ma necessaria se vogliamo completare in tempo il giro di tutta l’Islanda, Fiordi Occidentali compresi. Arrivati ad Húsavík, visto l’orario, è ancora tutto chiuso e facciamo colazione con qualche snack comprato il giorno prima. Degna di nota è la Chiesa della cittadina, tutta in legno con la pianta a forma di croce ed il suo campanile alto 26 metri.

Chiesa di Húsavík

Dopo un’occhiata al porto ci mettiamo in marcia verso il campo di attività geotermica di Hverarönd, a 60 km da Húsavík. Arriviamo a destinazione quando ci sono ancora pochissimi turisti e quindi bisogna approfittarne per godersi al massimo questo luogo spettacolare. Il cielo è azzurro, senza una nuvola, e si riesce a vedere anche la luna. Vedendo la luna e guardandomi intorno mi chiedo se forse i due posti non si assomiglino! Lo spettacolo a cui si assiste qui è unico. Tutt’intorno a noi ci sono solfatare e fumarole dalle quali fuoriesce, senza sosta, vapore misto ad altri gas vulcanici. L’odore di zolfo permea l’aria che si respira e si sente un fischio continuo causato dai gas che fuoriescono dalla terra. La prima cosa che si percepisce, quando si è in un posto come questo, è che l’Islanda è una terra viva, in continua mutazione, a causa della costante attività vulcanica.

Hverarönd

Ci spostiamo verso il vulcano Krafla, un'enorme caldera che si estende per circa 10km, nei pressi del quale sorge una centrale geotermica, costruita negli anni ‘70. Dopo aver parcheggiato proprio alle pendici del cratere Viti, letteralmente “Inferno”, raggiungiamo la sua cima dove si trova un lago. Qui ci si presenta davanti un altro iconico paesaggio islandese, un lago all’interno del cratere di un vulcano. Un secondo cratere Viti con lago annesso lo si può ammirare nel vulcano Askja. È la prima volta che vedo qualcosa del genere. Abituato agli scenari che si osservano sull’Etna, vedere un lago all’interno di un cratere è qualcosa di veramente sorprendente per me.

Cratere Viti, Vulcano Krafla

A 20 km dal Krafla si trova Dimmuborgir, “Castelli Oscuri”, un campo di formazioni laviche che assumono le più disparate forme pinnacolari, ricordando le torri di una fortezza. Sinceramente, questo sito non mi colpisce più di tanto, forse perché lo stiamo visitando nella stagione sbagliata ed in condizioni di luce che rendono il paesaggio “piatto”. Una cosa che invece mi ha colpito molto e mi ha fatto sorridere è stato vedere un anziano signore che si spostava su una carrozzina elettrica e che, una volta trovata la scena per lui da immortalare, si alzava per fare qualche passo e per scattare le sue fotografie. Ecco, questa scena mi ha fatto pensare a come, probabilmente, sarò io nella terza età! Se si ha volontà si può andare ovunque.

Dimmuborgir

Dopo aver mangiato un boccone ci spostiamo, di soli 5 km, al vulcano Hverfjall. Il trekking per arrivare in cima, a soli 400 metri di altezza, sembra una passeggiata dopo quello fatto il giorno prima nei paraggi della Möðrudalsleið. La salita non è molto ripida e, una volta arrivati in vetta, complice il cielo terso, si gode di una stupenda vista sul lago Mytvan e sul paesaggio circostante. La peculiarità di questo vulcano è il suo cratere, di 1 km circa di diametro, quasi perfettamente circolare e profondo 140 metri. Restiamo un po’ seduti ad osservare ciò che ci circonda e non vediamo l’ora di andare a rilassarci alle sorgenti termali “Myvatn Nature Baths”, meno conosciute della Blue Lagoon ma ugualmente belle.

Vulcano Hverfjall

Prima però ci aspetta una visita alla Grjótagjá Cave, una piccola grotta di lava famosa per le sue sorgenti termali di acqua bollente. Nel XVII secolo era nota per essere il rifugio del fuorilegge Jón Markússon. A causa dell’oscurità, dell’inospitalità delle gelide rocce e delle leggende sui troll, in quel periodo storico le grotte erano evitate dalla gente comune e ciò le rendeva la dimora ideale dei banditi. Dopo la morte del fuorilegge Jón, però, la gente iniziò a frequentare questa grotta per rilassarsi nelle sue acque calde. Verso la fine degli anni ’70 le cose cambiarono. A causa delle continue eruzioni vulcaniche, il Krafla dal 1975 al 1984 eruttò 9 volte, la temperatura delle acque si innalzò a tal punto da renderle inutilizzabili. Da allora la temperatura si è abbassata ma, considerata l’imprevedibilità dei fenomeni vulcanici, non è più consentito farvi il bagno. È consentito, però, immergervi le mani per appurare che la temperatura dell’acqua supera i 50 °C. Cosa che io non ho fatto perché ho preferito trasformarmi in contorsionista per attraversare un cunicolo con tutta la mia attrezzatura fotografica, piazzarmi su una roccia circondata dall’acqua rovente, mettere la fotocamera sul treppiedi ed iniziare a scattare.

Qui voglio aprire una piccola parentesi che potete anche saltare perchè ai fini della descrizione dei luoghi visitati è ininfluente. Viste le scarse condizioni di luce dovevo per forza scattare con un tempo di esposizione alto. Mentre facevo le varie prove, i turisti, vedendomi messo lì come un’aragosta che sta per cadere in un pentolone di acqua bollente, hanno avuto il riguardo di non entrare nella scena in modo che mi sbrigassi a scattare. Felicissimo di ciò inizio a scattare le mie foto. Tutte rovinate da un unico e sottolineo unico genio che, pur vedendomi e notando la gente che stava aspettando un attimo, ha avuto la bella idea di mettersi con le mani ammollo e restarci per interminabili minuti. Inutile dire che questo soggetto era un ragazzino italiano, con i genitori a seguito. Mi duole dirlo ma, purtroppo, parecchi italiani non sanno ancora cosa sia il rispetto nei confronti degli altri quando viaggiano e, probabilmente, nemmeno nella vita di tutti i giorni. Scusate per questa piccola parentesi ma ci tengo tantissimo al rispetto ed alla gentilezza verso gli altri quando sono in viaggio. Rispetto e gentilezza che ti portano a salutare le persone che incontri lungo i sentieri di montagna o i percorsi di trekking, che ti portano a lampeggiare agli automobilisti che incroci lungo la strada per avvisarli della presenza di autovelox o posti di blocco e che ti portano ad aspettare qualche secondo per evitare di rovinare la ripresa di un fotografo, professionista o meno che sia!

Grjótagjá Cave

Sono le 16 e, avendo ancora energie, decidiamo che è ancora troppo presto per mettersi ammollo nelle sorgenti termali e ci dedichiamo alla scalata del monte Vindbelgjarfjall. Quest’ultimo è alto poco più di 500 metri e per raggiungere la cima ci vuole circa una mezz’oretta. Essendo stata una giornata piena di scalate, la fatica inizia a pesare sulle gambe. La salita procede abbastanza agevolmente se non fosse per la miriade di moscerini, numerosissimi nei pressi del lago Myvatn, che si rischia di inalare strada facendo. Non a caso il lago Myvatn è meglio conosciuto come lago dei moscerini ed ecco spiegato il motivo per cui si incrociano escursionisti, furbi, con un retino in testa!

Monte Vindbelgjarfjall

Dopo una trentina di minuti ed una decina di moscerini ingoiati (scherzo, basta tenere la bocca chiusa!), arriviamo in cima e da qui si gode di una vista stupenda sul lago. Questo è, senza dubbio, il punto panoramico migliore dell’intera zona. Adesso non ci resta che scendere ed andare alle sorgenti termali a rilassarci.

monte Vindbelgjarfjall, vista dalla cima

Sono ormai le 18 e, dopo una quindicina di chilometri percorsi in auto, arriviamo alla sorgente termale di Myvatn Nature Baths. Non c’è molta gente e non è necessario prenotare in anticipo o aspettare parecchio in fila come per la sorella maggiore Blue Lagoon. Nonostante siamo a fine Agosto la temperatura, a quest’ora, si aggira intorno ai 10 °C ed è quindi estremamente piacevole immergersi nell’acqua che sfiora i 40 °C. La nostra giornata, però, non è ancora finita e ci aspetta un’ultima tappa prima di ritirarci nella Guesthouse dove passeremo la notte. Complici le lunghe giornate islandesi di fine agosto, in cui il sole tramonta alle 21, abbiamo ancora un po’ di tempo per rilassarci prima di metterci in marcia verso la prossima tappa dove ci aspetta uno dei tramonti più belli di questo viaggio.

Myvatn Nature Baths

A 40 km dai  Myvatn Nature Baths si trova Godafoss, la Cascata degli dèi. Il suo nome non è legato alla sua bellezza bensì ad una serie di leggende che si tramandano da più di mille anni. Intorno all’anno 1000 il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’isola e, si narra che, le statue dei vari dèi nordici furono gettate nelle acque di questa cascata. Un’altra corrente di pensiero afferma che il nome di questa cascata abbia origini ancora più remote. Infatti, gli antichi abitanti dell’Islanda consideravano questa cascata sacra in quanto i tre salti principali rappresentavano la triade di dèi nordici: Odino, Thor e Freyr.

Goðafoss

Leggende a parte, la bellezza di questa cascata con la luce arancione del tramonto è disarmante. A discapito dell’impetuosità delle acque, questa cascata, a differenza di Dettifoss, mi trasmette un senso di pace e starei ore ad osservarla. Purtroppo il sole sta ormai sparendo all’orizzonte e non ci resta che metterci in auto e dirigerci alla nostra sistemazione ad Akureyri.

Nei pressi della cascata Goðafoss

Il Viaggio continua...

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