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Dal vulcano Eyjafjöll al campo di lava di Eldhraun
Sveglia alle 6:00, le cose da vedere durante l'arco della giornata saranno parecchie ed ogni minuto è prezioso. Dopo una colazione veloce, carichiamo i bagagli in auto e ci dirigiamo verso la cascata Skògafoss. Il panorama attorno alla Guesthouse è spettacolare, ci sono cascate tutt'intorno che non avevamo visto la sera precedente a causa del buio.
Lungo la strada incontriamo quella che, probabilmente, è la fattoria più famosa del Paese. Questa sorge ai piedi del vulcano Eyjafjöll, la cui eruzione del 2010 bloccò il traffico aereo di mezza Europa, meglio conosciuto con il nome impronunciabile di Eyjafjallajökull che però, in realtà, è il nome del ghiacciaio che ricopre il vulcano stesso. Il significato di questo nome racchiude in se un po' dell'essenza di questa terra meravigliosa. Scomponendolo, infatti, si ritrovano tre dei paesaggi caratteristici islandesi: Eyja = Isola, Fjalla = Montagna e Jökull = Ghiacciaio.


Dopo un'ora circa di strada arriviamo a quella che è la seconda cascata con arcobaleno annesso che incontreremo qui in Islanda. Per fortuna ne vedrò di altre ma questo, al momento, non potevo saperlo e resto quindi incantato dalla bellezza di questo spettacolo.
Quando ci si trova di fronte ad un turbolento salto d'acqua di 60 metri d'altezza, la prima cosa che si percepisce è la piccolezza dell'uomo di fronte alla maestosità della natura. Per questo motivo decido di catturare questa sensazione con uno scatto che potete trovare nella galleria fotografica dedicata all'Islanda.
Dopo un paio di ore impiegate ad ammirare questa meraviglia da ogni sua angolazione, arriva il momento di rimettersi in marcia in direzione delle scogliere Dyrhòlaey che raggiungiamo in poco più di 30 minuti. Per arrivare a destinazione percorriamo la Hringvegur (strada 1, detta Ring Road, ovvero la principale strada islandese che attraversa circolarmente tutta l'isola per circa 1300 km) per poi prendere una deviazione lungo la Dyrhólavegur (strada 218).
Arrivati in cima al promontorio, la prima cosa a sorprenderci è il vento! Credetemi, non sottovalutate mai il vento in Islanda...è stato in questo momento che ho ricordarto il saggio consiglio datomi al momento del ritiro dell'auto: "non lasciate mai aperte le portiere della vostra auto perchè potreste perderle!". Da quassù il panorama è grandioso, oltre alla lunghissima spiaggia di sabbia nera si può ammirare il gigantesco arco di lava sul mare che, con la sua forma , dà il nome all'intera scogliera ("dry" sta per porta).

Il panorama, però, non è l'unica cosa che attira la mia attenzione. Affacciandomi dalla scogliera noto che, sulle rocce a strapiombo sul mare, ci sono alcuni simpaticissimi puffins (pulcinella di mare)! La cosa mi fa parecchio piacere perchè, oltre ad essere veramente buffi visti da vicino, l'anno precedente, durante il viaggio alle Isole Svalbard, non ero riuscito a fotografarli ma mi ero limitato a "vederli" volare (in volo sono velocissimi).

Ad una ventina di minuti d'auto dalle scogliere Dyrhòlaey si trova la spiaggia nera di Reynisfjara, una vasta lingua di sabbia vulcanica circondata da una scogliera sulla quale si aprono ampie grotte tra cui, la più famosa e spettacolare, è la Hálsanefshellir Cave. Le colonne basaltiche ai piedi della scogliera ricordano quelle irlandesi del Giant's Causeway che, però, conservano la loro unicità in quanto perfettamente esagonali, a differenza delle loro sorelle islandesi. Ah...in basso a destra vedete qualcosa? Ci sono due puntini, uno bianco e uno nero...sono una simpatica coppia di sposi che ha deciso di fare un servizio fotografico su questa spiaggia, ovviamente non potevo non scattargli qualche foto anche io!

Dopo aver immortalato tutto ciò che c'era da immortalare, ci spostiamo nel vicinissimo paese di Vík í Mýrdal, un centro abitato con una popolazione che si aggira intorno alle 300 persone. La minuscola cittadina non ha molto da offrire se non una stazione di servizio, un ristorante ed una chiesa. Ma è proprio salendo in cima all'altura dove si trova la chiesa, la prima di tante che incontreremo durante il viaggio, che si gode di un fanastico panorama che abbraccia anche i faraglioni di Reynisfjara.

Approfittiamo di questa sosta a Vík per consumare un pasto veloce e recuperare le energie, per poi proseguire verso il campo di lava di Eldhraun. Per arrivare a destinazione percorriamo una sessantina di chilometri, dapprima sulla Hringvegur per poi svoltare in una gravel road (sinceramente non ricordo il nome della strada, mi sono fidato del navigatore) ed addentrarci nel deserto di lava. Da questo momento in poi, percorrendo le gravel road, non mi preoccuperò più di tanto per la Vitara (che se la cava benissimo anche su strade abbastanza sconnesse) ed andrò abbastanza spedito, sempre rientrando nel limite di velocità di 80 km/h (ricordatevi sempre di rispettare i limiti per i motivi elencati nel racconto del primo giorno On the Road!). Lungo la strada incontriamo i famosissimi cavalli islandesi che, stranamente, all'inizio sembrano intimoriti dalla nostra presenza, forse perchè si trovano su una strada lungo la quale, per quanto abbiamo potuto constatare, non passava anima viva (il navigatore spesso ci portava in luoghi assolutamente sperduti nel nulla e non sempre nel posto esatto in cui volevamo andare!). Dopo qualche minuto di studio da parte loro, alla fine, si lasciano avvicinare, accarezzare e fotografare senza problemi. Ricordatevi di non eccedere con le attenzioni, di non dare cibo e di non scavalcare le recizioni perchè, in quest'ultimo caso, i proprietari dei simpatici animali potrebbero non prenderla benissimo. Noi non abbiamo mai incontrato nessuno ma ci hanno raccontanto che i turisti, nutrendo con qualsiasi tipo di cibo i cavalli, infastidiscono non poco gli abitanti del luogo. Quindi siate discreti e rispettosi!

Ormai il sole sta per tramontare, sono le 21 passate, ed il paesaggio è a dir poco surreale, soprattutto se si considera il modo repentino in cui è cambiato passando dalla zona di Vík a quella di Eldhraun. Questa è una delle cose che mi hanno stupito di più di questa fantastica Terra, si passa da un paesaggio all'altro in una manciata di chilometri. Così, senza nemmeno accorgersene, da che si è circondati da vasti prati verdi, ci si ritrova nel bel mezzo di un campo di lava!

Anche questa giornata è giunta al termine, ci dirigiamo così verso la Hörgsland Cottages Guesthouse che ci accoglierà per la notte. Questa Guesthouse si trova proprio sulla Hringvegur anche se, essendo buio, tra i vari cottages non riusciamo subito a trovare la Reception dove ritirare le chiavi e finiamo a casa di una "simpatica" signora che si allarma a causa della nostra inquietante presenza! La proprietaria della struttura è gentilissima, ci porta in camera un pranzo a sacco per il giorno seguente, in sostituzione della colazione (inclusa nel prezzo) che non arriveremo a fare a causa della partenza all'alba.
Il Viaggio continua...