top of page

Da Ólafsvík a Reykjavík

L’ultimo giorno di questo entusiasmante road trip è pieno di cose da vedere quindi non ci resta che partire da Ólafsvík alle prime luci dell’alba, che ci regala colori impressionanti che non posso non immortalare.

Alba a Ólafsvík

La mattina sarà dedicata a completare il giro della penisola di Snæfellsnes e la prima tappa è spiaggia nera di Djúpalónssandur. Arriviamo a destinazione che è ancora molto presto e non c’è anima viva in giro. Sono i momenti come questo che mi fanno apprezzare il mio modo di viaggiare, fatto anche di sveglie all’alba e notti a caccia di stelle, ben lontano dal classico concetto di vacanza ma capace di donare attimi come questo in cui ci si sente un tutt’uno con la natura che ci circonda. 

Spiaggia nera di Djúpalónssandur

Ci spostiamo al vicino faro di Malarrif che si differenzia dagli altri fari visti fino ad ora vista la sua forma e la sua altezza di 20 metri. Questo faro fu costruito nel 1917 e poi ricostruito nel 1947. A quel tempo la fattoria Malarrif era una delle fattorie più isolate d’Islanda e anche la più occidentale nella penisola di Snæfellsnes.

Faro di Malarrif

A 5 km dal faro si trovano i pinnacoli di roccia di Lóndrangar, una coppia di spuntoni di roccia basaltica che sono stati scavati dall’erosione. Scagliandosi sull’oceano con i loro 61 e 75 metri di altezza, costituiscono uno spettacolo davvero singolare. Si narra che qualcuno riuscì ad arrampicarsi in cima alla più alta nel 1735 mentre la più piccola non fu scalata fino al 1938.

Pinnacoli di roccia di Lóndrangar

Da questa posizione si può anche ammirare l’imponente vulcano Snæfell dominato dall’omonimo ghiacciaio Snæfellsjökull. Il vulcano viene citato nel romanzo Viaggio al centro della Terra di Verne in cui viene descritto come il punto di accesso per il centro della Terra: « Scendi nel cratere del vulcano Sneffels verso la fine di giugno, all’alba, e nel luogo che ti indicherà l’ombra del monte Scartaris. In questo modo, coraggioso viaggiatore, troverai, proprio nel cuore del cratere, l’entrata del passaggio che ti condurrà al centro della Terra. Questo è quello che io ho fatto ».

Vulcano Snæfell

Ci spostiamo ad Arnarstapi, un piccolo villaggio che non definirei nemmeno tale dato che si tratta di qualche casa sparsa qua e là, da cui parte un sentiero che porta ad Hellnar e lungo il quale sorge il bellissimo arco di roccia lavica di Gatklettur.

Arco di roccia lavica di Gatklettur

Dopo essere tornati indietro ci mettiamo in auto verso la piccola chiesa nera Búðakirkja che costituisce, insieme ad un hotel, il villaggio di Búðir. Búðir ​​si trova all'interno del campo lavico di Búðahraun, un ambiente di terra lacerata su cui cresce un fitto manto d’erba. Si potrebbe fantasticare su creature fiabesche che vivono tra le formazioni rocciose e tra i molteplici buchi profondi che si sono formati su suolo. I visitatori possono camminare lungo i campi e fino alla costa lungo sentieri che sembrano senza fine. Nei mesi estivi, a volte si possono ascoltare i peculiari versi del beccaccino, un uccello che si distingue per il suo lunghissimo becco, che non fanno che aumentare la sensazione surreale del luogo.

Chiesa nera Búðakirkja

Ad una ventina di chilometri si trova la spiaggia di Ytri Tunga, famosa per le foche che è facile avvistare mentre si rilassano sulla battigia e sugli scogli. Effettivamente non appena arriviamo a destinazione ed incominciamo ad incamminarci, complice il sole tiepido di una bella giornata, avvistiamo diverse foche che riesco a fotografare e filmare. Nel giro di una mezz’ora, pero, sembra arrivare l’alta marea e la lingua di spiaggia inizia ad essere sommersa dall’acqua. Non resta quindi che incamminarci verso la prossima tappa.

Spiaggia di Ytri Tunga

Saremmo dovuti arrivare alle Gerduberg Cliffs, rocce basaltiche a forma di colonne, ma il nostro navigatore decide di portarci da tutt’altra parte. Avendo inserito il nome corretto sul gps, probabilmente quell’affare diabolico ha deciso, come di suo solito, di farci ammazzare. Siamo finiti addirittura su una F Road (senza sapere che fosse F Road) che ci ha portato direttamente sul vulcano Snæfell che avevamo visto in lontananza qualche ora prima. Durante il tragitto incrociamo soltanto 4x4 da offroad mentre io sono alla quida di una umilissima Vitara, finchè davanti a noi non troviamo una Yaris che mi lascia a dir poco incredulo. Inutile dire il mio sgomento nel momento in cui ho visto scendere dall’auto una signora della stazza di uno strongman, e pensare che a me sembrava una strada complicata da percorrere. Ammetto che questi islandesi sono senta paura! Alla fine della strada arriviamo ad un bivio e decidiamo di tornare ad Arnarstapi e da lì spostarci alla prossima tappa. Questa deviazione improvvisata, per me che adoro guidare, è stata veramente adrenalinica.

Sul Vulcano Snæfell

Come ultima tappa della giornata e, purtroppo, di questo viaggio ci sono le cascate Hraunfossar. Avete mai visto una cascata senza un fiume che la genera, cioè spuntare dal nulla? Le cascate Hraunfossar ne sono un esempio...in realtà il fiume c'è ma non si vede, anzi ci sono diversi fiumiciattoli che scorrono proprio sotto il campo di lava alle spalle delle cascate (ecco svelato il trucco!). Da qui ne deriva il nome, infatti hraun in islandese significa lava. L'acqua è di un azzurro così vivido perché proviene direttamente dallo scioglimento dei ghiacciai nelle vicinanze.

Hraunfossar

Con molta tristezza non ci resta che andare a riconsegnare l’auto e passare l’indomani nella capitale Reykjavík, prima di rientrare in Italia. Questo è stato il mio primo On the Road e resterà per sempre nei miei ricordi grazie alla bellezza di un Paese in cui la natura fa ancora da padrona e che offre scenari a dir poco spettacolari. Di una cosa sono sicuro, si tratta solo di un arrivederci perché non potrò non tornare in questi luoghi che mi hanno rubato il cuore.

Il Viaggio continua...

© 2018 -2024 Daniele Di Pietro - All rights reserved / Tutti i diritti riservati

  • Facebook Icona sociale
  • Instagram
  • YouTube Icona sociale
bottom of page